Pagina:Deledda - La chiesa della solitudine, 1936.djvu/160

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tale però è furba; gli si è finora negata, per farlo istupidire di più. E così certo, l’andrà a finire; che in ultimo partiranno assieme.

Fredda e ostile, eppure con un vago sollievo, ella disse:

— Buon viaggio; e buona fortuna.

E ogni volta che il ricordo, o la tentazione, come diceva lei, del giovane forestiero le tornava in mente, e spesso in modo quasi tangibile, gonfio di angoscia e di gelosia, cercava di schiacciarlo, come si schiaccia un insetto molesto; ma l’insetto rinasceva più vivo e pungente, ed ella ne era tutta tormentata. Non aveva più voglia di pregare; le avemarie le uscivano di bocca appassite, mentre il suo pensiero vagava lontano: non mangiava, dimagriva, desiderava chiudersi sempre più nel suo cerchio di morte e svanire come le piccole nuvole d’estate.

La madre si arrabattava a prepararle buoni cibi dolci, frollate e zabaioni; ella lasciava tutto intatto e mangiava cipolle aspre e pomidoro crudi.

In luglio c’era la festa del patrono della piccola città: San Cirillo martire. I contadini avevano già raccolto l’orzo, i pastori venduto la lana e i vitelli, la festa, quindi, che durava tre giorni, fra scampanii, processioni, fuochi artificiali, vendita di vino e di gelati, diven-