Pagina:Deledda - La chiesa della solitudine, 1936.djvu/125

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Concezione; ma poi si pentì, scosse l’oggetto che aveva in mano e riprese a cucire decisa a non più parlare. Capiva che il vecchio sfogava la sua rabbia: bisognava lasciarlo finire. Ma egli non l’avrebbe finita tanto presto, se Maria Giustina, affacciatasi all’uscio, non avesse visto i due nipoti del vecchio appiattati dietro la siepe dell’orticello: ora l’uno, ora l’altro, allungavano il collo a spiare dentro il recinto, e dovevano, come al solito, darsi dei pugni, perché facevano smorfie e sberleffi; e non due nobili caprioli, come li vantava il nonno, ma due leprotti sembravano.

Nell’accorgersi ch’ella li aveva scoperti si nascosero del tutto: si sentì il loro ridere soffocato, e anche la vecchia cominciò a divertirsi; pensò di umiliare il Giordano col dirgli che i caprioli erano lì a giocare nascosti; egli però doveva essere d’intesa con loro perché, mentre pure aggrottava le sopracciglia setolose, si sporse dall’uscio e li chiamò, con un fischio, quasi si trattasse di cani.

I due accorsero, uno dietro l’altro: Pietro rideva silenzioso, e Paolo si lasciava, timido, rimorchiare da lui: così si presentarono sull’uscio, tentando, anche il più giovane, di assumere un’aria canzonatrice, quasi per pigliarsi, più che altro, beffa del nonno e della loro grottesca situazione.