Pagina:Deledda - La chiesa della solitudine, 1936.djvu/167

Da Wikisource.

— 161 —

goscia come quando si avvicina un temporale estivo: poi alzò le spalle: forse, sì, era meglio che quei due lo vedessero, e pensassero male di lui ed anche di lei: così avrebbero finito di molestarla.

Anche Giustina però si era accorta di lui e senza dir nulla uscì sul sentiero che saliva al monte: il sentiero passava sotto i macigni sui quali stava Aroldo, ed ella, che aveva buone gambe e forte cuore si arrampicò fin sotto il selvaggio piedestallo che serviva da trono al sentimentale forestiero. Di lassù ella poteva vedere la strada che va al paese; e sospirò; poiché anche lei aveva paura che, accorgendosi della presenza di Aroldo, la gente chiacchierasse, e sopra tutto che le dicerie dei maligni arrivassero ai Giordano, sui quali nutriva ancora qualche speranza. Di comare Maria Giuseppa e del nipote anche lei non era entusiasta, ma giovava che anch’essi non vedessero Aroldo nei dintorni della chiesetta. Chiamò quindi il giovane, dapprima sottovoce, poi più forte: arrivò fino all’orlo del macigno, e vide che alle spalle del dormiente, in un incavo della roccia, stava una chitarra che pareva dormisse anch’essa, capovolta, come una tartaruga giallastra. E se avesse saputo di letteratura, la buona Giustina avrebbe paragonato il giovine a un tro-