Pagina:Deledda - La chiesa della solitudine, 1936.djvu/171

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allo sciagurato ubbriaco, e il timore che egli si riavesse e venisse giù magari a farle una scena imprudente, aspettava gli ospiti e sentiva crescere il suo disgusto e il suo odio per loro.

Tutti, del resto, tranne la madre, le pareva di avvolgere in questo sentimento inquieto e cattivo: perché non la lasciavano in pace?

Sedette stanca sulla panchina, mentre la vecchia, seguita dal gatto come da un cagnolino, inaffiava con parsimonia, poiché l’acqua del pozzo era già scarsa, i pomidori fragranti. — Tornare indietro, — sospirava Concezione, — a quelle sere calde piene di tentazioni e di illusioni, della prima fanciullezza! Dare ascolto al fischio del ragazzo nero, sotto il muricciuolo ancora rosso di tramonto; fuggire con lui, peccare con lui, amare, soffrire, aver figli e lavorare per loro! L’infermiera del maledetto ospedale le aveva detto che se avesse allattato, il male non le sarebbe venuto; e il ragazzo con gli occhi di stella nera non avrebbe battuto moneta falsa e non si sarebbe impiccato come Giuda.

Però, nulla si sa mai di preciso, nella vita: via, andate via, cattive ricordanze, inutili rimpianti, tentazioni scure; via, coi pipistrelli che svolazzano come pezzi di carta bruciata, sopra il tetto della chiesa.