Pagina:Deledda - La chiesa della solitudine, 1936.djvu/193

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Bartoli se ne andava brontolando e barcollando, cominciarono a commentare il fatto. Un dubbio vago, ma già tinto di spavento, le turbava entrambe. Che Aroldo, se veramente non era tornato all’accampamento dei lavori, e neppure nella stamberga dove alloggiava in paese, avesse subìto qualche dispetto, — diciamo così per il momento, — da parte di Costante lo scemo: o anche dai Giordano. Tutti ce l’avevano con lui; ma in che modo potevano averlo costretto a nascondersi in qualche posto, a non lasciarsi più vedere in giro? Disse la madre, sottovoce, come fra sé:

— Che l’abbiano ucciso?

— Ma no, mamma, non dite sciocchezze: non esageriamo; e poi, infine, che ce ne importa?

La madre trasalì: le parve di sentire passi e rumori nell’orto: e voleva uscire di nuovo, ma Concezione la trattenne con forza proterva.

— Basta con queste storie, mamma: adesso ne sono stufa. Sono proprio stufa. Perché vengono tutti a molestarci? Noi non cerchiamo nessuno, non diamo fastidio a nessuno. Abbiamo, sì o no, la coscienza pulita? Sì: e dunque state ferma e tranquilla, mamma; tutto passerà. — Ma non era tranquilla neppure lei, e i rumori che realmente si sentivano,