Pagina:Deledda - La chiesa della solitudine, 1936.djvu/217

Da Wikisource.

— 211 —

tato, per caso? — Capirà, signorina, io non potevo parlare: però la signora Alivia intervenne e ne disse una grossa. Disse: il forestiero è stato certamente fatto sparire da qualche pretendente di Maria Concezione.

— Di chi?

— Suo, signorina.

— Mio? — ella gridò: e spalancò gli occhi, che parvero quelli di una serpe calpestata. E, davvero inviperita, stanca di tutte quelle maligne e malvage allusioni, disse:

— Del resto, fra i miei pretendenti c’è anche Costante Alivia, lo scemo nipote della signora Maria Giuseppa.

Si pentì subito, ma troppo tardi: il brigadiere aveva deposto la tazza sulla tavola accanto; e ficcata poi una mano in tasca, con le grosse dita dai polpastrelli sensibili, palpava un involtino di carta, dentro il quale c’era il filo trovato fra l’erba dove Aroldo aveva smaltito la sua sbornia; e quel filo, sebbene così bene avvolto, gli dava come una scossa elettrica, poiché egli aveva osservato che il colore e la trama di esso corrispondevano perfettamente a quelli di alcune coperte della signora Maria Giuseppa: e da uomo di giustizia, ma anche da uomo sensuale e malizioso, ricostruiva a modo suo gli avvenimenti di quella famosa notte. Aroldo aveva l’ap-