Pagina:Deledda - La chiesa della solitudine, 1936.djvu/239

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Ella aveva capito: ma domandò tempo per decidersi.

— Torni domani sera, — disse: — mi lasci pensare: adesso sono troppo stordita.

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O venuto per conto suo, o per suggerimento d’altri, il giorno dopo tornò il dottor flebotomo; aveva il pastrano, puzzante di benzina, tutto bene attillato e abbottonato, i guanti con le dita bucate, il bastoncino da zerbinotto: e un’aria furba nel viso di pera grinzosa e bacata. Anche gli occhi, insolitamente vivi, parevano messi a nuovo da una ripulitura di benzina. Concezione capì subito che anche lui sapeva il segreto di Aroldo; ma non volle stuzzicarlo, aspettando che egli parlasse da sé. E nell’offrirgli il caffè coi biscotti osservò che questa volta egli non aveva urgente bisogno di nutrirsi: doveva quindi aver già mangiato, in qualche posto, o ricevuto denari.

— Come s’è ringiovanito — ella disse, per lusingarlo e farlo parlare. — Che ha fatto? È innamorato?

— Se mai, questo è da molto tempo prima d’oggi. Sono stato sempre innamorato, fin dall’età di un anno.