Pagina:Deledda - La chiesa della solitudine, 1936.djvu/250

Da Wikisource.

— 244 —

ripugnanza fisica: ma il cuore le batteva egualmente, di un sentimento simile alla tenerezza destata da una musica lontana, vaga, inafferrabile, che fa piangere di tristezza e assieme di gioia: e che si vorrebbe precisare, sentirne bene il significato, e non si può, come non si possono prendere gli uccelli a volo. Le tornarono in mente le donne povere che venivano alla sua casetta per chiedere l’elemosina e scaldarsi al fuoco del suo camino e della sua pietà: anche Aroldo era diventato un bisognoso, più bisognoso di quelle; ed ella sentiva la gioia di potergli fare un po’ di bene: dopo averlo spogliato e martoriato, è vero, ma non per colpa sua.

— Aroldo, — disse subito, — devo domandarti perdono di quanto ti è accaduto. Credi, la colpa non è mia: e quando ti avrò detto la verità, vedrai che la colpa maggiore è stata appunto quella di non avertela detta subito. Ti dissi che ero malata, ma non di che male. È un male che, come la lebbra, come la tisi, è finora inguaribile; e, dicono, si trasmette ai figli. Peggio di ogni altro ostacolo, dunque, per chi ha coscienza, separa quelli che si amano. Quando ti ho conosciuto, non sapevo di averlo: ecco perché, dopo, mi sono comportata con te come una donna capricciosa e volubile. C’è una specie di vergogna a parlare di certi mali,