Pagina:Deledda - La chiesa della solitudine, 1936.djvu/44

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prietario di porci, non smuovevano il suo cuore:

e se Concezione era ricca, tanto meglio per lei. Egli l’amava, povera: l’amava anche così com’era adesso, malata, appassita: anche come la coloriva il vecchio, ingannevole e forse cattiva e crudele.

Scacciato, egli se ne andava; poiché non poteva difenderla; né aveva il diritto di difendersi dalle insinuazioni dell’uomo selvatico, senza provocarlo oltre; ma sarebbe tornato, come si torna alla fontana, come si torna in chiesa.

— È tardi, — disse, alzandosi; — io vi saluto.

Non guardò Concezione, ma ebbe come l’istinto di sollevarsi, di allungarsi, per apparirle più alto, dritto e lineare; poi cercò la sua borsa, si cacciò bene sul capo il berretto a visiera, che gli ringiovaniva il viso fino a farlo apparire quello di un fanciullo, sollevò la mano per salutare e s’avviò. Maria Giustina lo accompagnò sin fuori della porta. Era una notte umida ma tiepida: i monti, di un nero fulvo fumigavano come enormi carbonaie, e intorno alla luna si stendevano grandi nuvole giallognole trasparenti. Anche l’orto, tutto bagnato come dopo una lieve pioggia, rifletteva quel chiarore.

Aroldo si fermò, indeciso: pareva volesse dire qualche cosa, poi scosse le spalle per ti-