Pagina:Deledda - La fuga in Egitto, 1926.djvu/113

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— La bambina è bella e ben piantata. — diceva intanto la vecchia, come per confortarlo: — e deve essere molto buona. A me piacciono molto i bambini e per questo, forse, dicono che io li rubo. Ne ruberei davvero qualcuno, se potessi, e potessi mantenerlo bene. Invece lo dicono in altro senso.

— Lo dicono le mamme, per impedire ai piccoli di venire fin qui, dove il posto è, certo, molto solitario.

La vecchia ebbe un sorriso di derisione per la buona volontà di lui.

— Crede lei? Eppure è vero che ho tentato di rubare un bambino, nei primi tempi che si era qui, perchè mio figlio non vuol prendere moglie, ed io invece amerei tanto la compagnia dei nipotini. Le creature innocenti, — proseguì, mentre il maestro la fissava fra pensieroso e inquieto, — preservano dal male e benedicono il luogo dove vivono. Ed io ho paura a stare in quella casa maledetta dal delitto: anche mio figlio comincia a credere che ci sia un sortilegio. Dacchè siamo qui la tristezza grava su di noi. Di notte si sentono rumori strani, dentro la casa, e pare che ancora i figli ammazzino il padre, poi ci si è ammalato il cane, d’un male che non s’è saputo quale: di notte anch’esso guaiva e stralunava gli occhi come vedesse e sentisse. Ha afferrato mio figlio per il lembo