Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 147 — |
con piacere alla bocca dei convitati, i discorsi ripresero una piega seria.
Fu lo stesso Gesuino a imbastire la questione: perchè l’uomo anche il più tranquillo si crea continuamente dei grattacapi?
Il suo viso, sotto la corona dei ricciolini rossi, s’era fatto di un bel colore arancione e gli occhietti azzurrognoli brillavano velati di lagrime. Poichè gli altri due lo guardavano un po’ incerti, battè la mano aperta sulla tavola e accennò col capo la villa.
— Dico, corpo del diavolo, perchè quella gente lì, alla quale non mancava nulla, si è rovinata in quel modo?
Proto guardò il maestro, strizzando gli occhi per scusare la semplicità del fratello, e spiegò subito, filosoficamente, la ragione della tragedia.
— Perchè erano tutti matti da legare.
E per conto suo attaccò il secondo fiasco del vino.
— Già, — domandò il maestro, — come è andata la storia?
— È andata che stavano troppo bene, padre e figli; i denari però li teneva il vecchio, mentre i figli volevano divertirsi: di lì questioni e liti continue; finchè i figli ammazzarono il padre.
— Pazzi? — riflettè Gesuino, già irritato per la spiegazione del fratello. — Malvagi erano; e Dio li ha castigati.