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Pagina:Deledda - La fuga in Egitto, 1926.djvu/257

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Antonio riprese a leggere:

«Così sono io, se tu, Ornella, mi neghi la tua assistenza. Se tu verrai con me, madre sposa sorella, io invece rinascerò alla vita, sarò come la creatura innocente che deve nascere da te, ed entrambi, io e la tua creatura, che sarà pure la mia, vivremo di te e del tuo amore.

«Ti giuro, Ornella, che non deporrò neppure un bacio sulla punta delle tue dita, finchè tu dovrai compiere il tuo sacro dovere di madre: e ti circonderò delle mie cure; mi stenderò ai tuoi piedi come un cane fedele e tu potrai dormire tranquilla anche se intorno romberà la tempesta o se la nostra casa sarà circondata di leoni.

— Boumh! — gridò Antonio; ma non rideva e i suoi occhi non si staccavano dalla lettera.

«È stata un’inspirazione di Dio a farmi quella sera tornare nella mia triste casa: avevo l’idea che il fuoco vi fosse ancora acceso e gli spiriti placati dei miei genitori mi aspettassero per perdonarmi e benedirmi. E volevo portare via con me qualche ricordo, l’ocarina che con la sua flebile melodia ha accompagnato i miei primi sogni d’amore, e l’anello di sposa della mamma. E il fuoco, si, l’ho ritrovato acceso, nei tuoi occhi d’oro, Ornella, e la musica e l’anello nuziale li ho portati via dentro il mio cuore fanciullo, col mio amore per te, Ornella.