Pagina:Deledda - La fuga in Egitto, 1926.djvu/264

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— Di me non dovete più occuparvi, nè tu nè Marga nè altri, — rispose il maestro, fermo a fissare il fuoco. — Io non conosco più nessuno.

— Lei si placherà, e vedrà che le cose andranno a posto. Io faccio il mio dovere, e seguo, dopo tutto, la strada che lei un giorno mi ha indicato. Lo ricorda? Lei voleva che allontanassi Ornella dalla mia casa e dal paese dove vive la mia famiglia, e sistemassi la creatura che deve nascere. Voleva o no questo? E questo faccio.

Ma poichè il maestro non pareva convinto e tanto meno soddisfatto, Antonio, sollevandosi con impazienza, riprese:

— Non capisce che io sono suo figlio più di quanto lei possa credere? So tutto, di lei, del suo passato, del vincolo che ci unisce. Marga ha parlato, e siamo in tre, adesso, a combattere il male, perchè Ola sia salva da ogni residuo di castigo.

Il maestro sollevò la testa; e come il chiarore del fuoco dava un riflesso di sangue al vestito lucente di Antonio, egli ebbe ancora una volta un’allucinazione: rivide la donna morta con dentro la sua creatura.

— Ola è salva, ormai, — disse, — quello che andrà perduto, indubbiamente, sarà il figlio di Ornella.