Pagina:Deledda - La fuga in Egitto, 1926.djvu/265

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Poi non parlò più, neppure quando Ornella fu giù col fagotto della sua roba e lo depose sulla tavola per completarlo. Dapprima ella vi cacciò dentro le sue ciabatte, poi il pannolino di tela che stava ancora per terra, dopo averlo scosso e ripiegato: infine si guardò attorno, calma e indifferente, cercando con gli occhi qualche cosa che poteva aver dimenticato. Fissò per un attimo il quadretto della Fuga in Egitto, ma tostò abbassò la testa: poichè nei suoi progetti di fuga per andare a raggiungere il parricida aveva pensato di portarsi via il quadretto, non sapeva neppure lei perchè; forse perchè era la unica cosa di valore che esistesse là dentro.

Le parve che il maestro indovinasse il suo pensiero, e per nasconderlo meglio si chinò a cercare la forcina cadutale dai capelli: un attimo, e quando ella si sollevò parve un’altra, col viso giallo come le sue treccie e gli occhi grandi spauriti. Alzò le braccia per tirarsi su i capelli e rimettere a posto la forcina, e come se questa le traforasse la nuca diede un muggito che parve quello del bue al colpo di mazza che deve ucciderlo.

I due uomini credettero ad una finzione: ella però si abbattè sulla sedia e piegò la fronte sul fagotto, stringendo i denti per non gridare ancora.

Un momento, e un secondo grido parve riem-