Pagina:Deledda - La giustizia, Milano, Treves, 1929.djvu/22

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si lasciava tuttavia andare a tenerezze, a desideri, a rimpianti infiniti. E sopratutto lo vinceva la sensazione della sua grande solitudine.

Suo padre non era che un’ombra, e spesso un’ombra molesta: egli lo amava, lo venerava per tutto ciò che il vecchio aveva sofferto, ma sentiva che spesso don Piane più che a confortarlo lo rattristava. Silvestra poi era come morta per lui e per il mondo.

Improvvisamente ricordò l’ultima disgrazia domestica; la morte di Carlo: l’orrenda visione del sanguinoso avvenimento gli passò nitida e triste nella memoria, dando una leggera contrazione nervosa al pallido volto già composto come a sonno nel momentaneo riposo. Per liberarsi dall’improvviso amaro ricordo riaprì gli occhi, e subitamente pensò a Maria, malata per il terrore e il dolore della morte di Carlo.

— Donna Maria sta molto male.

Da chi, quel giorno stesso, Stefano aveva sentito queste parole? Forse da qualche domestico; non ricordava bene; ma ricordò la visita della cognata e la soavità provata; in un impulso di tardiva riconoscenza desiderò di restituire l’atto pietoso. Non avendo mai varcato la soglia della casa di Maria, dapprima egli si domandò un po’ ironicamente: - Cosa ne penserà donna Maurizia? E mio padre?...

Ma a poco a poco lo strano desiderio lo riprese, e gli parve naturale, anzi doveroso sod-