Pagina:Deledda - La giustizia, Milano, Treves, 1929.djvu/141

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— Grazie, disse, e una gran tristezza gli passava su gli occhi. — Perchè non posso renderti felice da oggi? Perchè, mentre vorrei renderti la più felice fra le donne, non ti ho sempre recato altro che dolore?

— Ed io? ed io? Cosa ho fatto io?

Per non farla nuovamente piangere, Filippo sviò ancora il discorso:

— Dove sei passata venendo? Come ti sei ricordata precisamente del luogo?.

— Mi ricordavo di quei rovi là: son venuta direttamente, passando davanti la chiesetta; poi c’è la piccola salita ed ecco i rovi: ho costeggiato la marcita, ho seguito la linea di sentiero che porta alla fontana, e di là, vedendo una traccia nel fieno, ho pensato: deve esser passato qui! e camminai, ma non vedendoti cominciavo a disperarmi quando son capitata proprio qui, senza avvedermene. E tu dormivi.

— No, ti aspettavo, — diss’egli con piccola menzogna, e siccome Silvestra tendeva ancora la mano, movendola in giro per indicare la via percorsa, le prese il polso, lo baciò e se lo portò sul petto.

— Sei coraggiosa! — le disse con ammirazione. — Come mi duole il cuore nel renderti tanto infelice, Silvestra mia! Chi l’avrebbe creduto, la prima volta che c’incontrammo qui; te ne ricordi?

Le appoggiò la fronte sulla spalla, con tutto