Pagina:Deledda - La giustizia, Milano, Treves, 1929.djvu/257

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effetto della condanna del marito. Prima quell’occhio non splendeva certamente così; e chi sa ora qual segreto di male la donna riportava entro il suo petto. Certo una fiala di veleno che stillerebbe sui figli aspettanti sulla spenta pietra del focolare, sui fratelli, sui cognati, su tutta la stirpe pronta a vendetta: e forse nel fiero villaggio montano genererebbe una di quelle sarde inimicizie tanto dannose al progresso della umana civiltà.

Dunque, anche condannando il reo confesso, la giustizia aveva commesso un errore sociale? Ma allora dove si andrebbe?

Stefano non trovò subito risposta, e forse non volle trovarla, perchè negativa riguardo alla sua tesi; ma sentì un improvviso malumore, uno spirituale e fisico disgusto, e lo attribuì all’ambiente di quello scompartimento, zeppo di misere donne insolentemente curiose, che lo guardavano come bestia rara, e di uomini dai capelli unti e dalle vesti puzzolenti di cuoio.

Pensò quindi d’andarsene; e nell’uscire ebbe un’idea; si fermò, ostruendo con la sua persona la porta del vagone, cavò il portafogli, ne prese qualche biglietto di banca, li arrotolò e, volgendosi, li porse alla donna:

— Buona femmina, pigliatevi un caffè.

Ella protestò e imprecò, con l’occhio scintillante: non voleva elemosine, non ne voleva