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Pagina:Deledda - La giustizia, Milano, Treves, 1929.djvu/283

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della casa Arca (ora ricordava anche la giovane balia dalle floride guance bianche e i fulvi capelli divisi sulla fronte), nessuna s’era avverata. Era un bene o un male? Forse un bene.

È la tenera ambizione della madre popolana per il suo bambino.

Per concatenazione d’immagini vide Maria curva sulla culla del figlio, addormentandolo con la monotona cantilena dell’augurante ninna-nanna; e riprovò egli stesso la suadente dolcezza d’assopirsi nel sogno di luminosi vaticinî.

Camminò un tratto così; sorgeva il sole: ora le montagne sparivano in un mare di azzurre vaporosità; entro di sè Stefano sentì più intenso tutto lo splendore del mattino; per qualche tempo perdè la sensazione dello spazio percorso, tanto era immerso nel suo fulgido sogno interno, e non distinse i pochi viandanti che incontrandolo salutavano.

Ma uno di questi attirò finalmente la sua attenzione. Era Bore, il giovane figlio del Porri. Vestito a nuovo, posate sull’arcione le mani bronzine tra cui teneva il freno, il bel ragazzo cavalcava tristemente, con la berretta tirata sulla fronte, e le gambe abbandonate sul ventre rigonfio del misero cavallino rosso.

Stefano socchiuse gli occhi per distinguer meglio il giovinetto; questo invece impallidiva e fremeva nell’avanzarsi verso il signore, e quan-