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214 la via del male

due vecchi contadini e un fanciullo, Pietro e un giovine proprietario.

Questi due ultimi parlavano a voce bassa, senza por mente ai poeti.

— Sì, — diceva Pietro. — ho un piccolo capitale e tra poco comprerò dei buoi che rivenderò. Ho anche un socio, un proprietario assai ricco; hai tu qualche coppia di buoi da vendere?

Il possidente non si meravigliava che l’ex-servo possedesse un «piccolo capitale». Pietro non aveva famiglia da mantenere e la sua vecchia zia era da tutti creduta una donna denarosa nonostante la sua apparente miseria.

— Sì, - ho da vendere parecchie coppie di buoi e di giovenche, — rispose il proprietario.

— Vedremo, — disse Pietro, pensieroso. — in aprile forse non avremo tutto il denaro necessario, ma combineremo lo stesso. Dove hai le vacche?

— Nella Serra. Come si chiama il tuo socio?

— Giovanni Antine: un giovane svelto.

— Diavolo, lo conosco! Ma ora è in carcere.

— Oh, per cosa da niente: ha bastonato una guardia daziaria, — disse subito Pietro. — Ma uscirà a giorni.

— Così, tua zia ha scovato l’acchisorju1, — esclamò l’altro. — Diventerai ricco, Pietro. Te l’auguro perchè lo meriti.

— Grazie, — disse Pietro, — ma, credi pure, io non ho trovato alcun acchisorju: son quindici anni che

  1. Tesoro.