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la via del male 215

faccio il servo, ed ho risparmiato qualche cosa: ecco tutto.

Egli mentiva, e non sapeva perchè; ad un tratto s’alzò, rise, gli parve d’esser diventato allegro.

— Andiamo giù anche noi, — propose.

Affacciandosi sulla scala vide che nel cortile gli invitati ballavano il ballo sardo. Seduta sui gradini della scala, una bella fanciulla in costume suonava la fisarmonica e guardava il circolo dei ballerini che saltellavano tenendosi per mano.

Ma quando Pietro e il giovane proprietario scesero nel cortile, la suonatrice rallentò le note, sollevò il mento roseo che teneva appoggiato alla fisarmonica, e gridò:

— Ohè, chi suona, ora? Voglio ballare anch’io.

— Continua, Paska; ballerai poi, — la supplicarono; ma ella si alzò, depose lo strumento sul gradino, e afferrò la mano del giovane proprietario; poi si unì con lui al circolo dei ballerini, e cominciò a saltellare.

Allora Sabina sollevò gli occhi tristi e guardò Pietro.

— Un tempo tu sapevi suonare, — gli disse con serietà. — Suona, Pietro.

Pareva gli domandasse un favore molto triste; ma egli neppure rispose.

— Suona, Pietro Benu; ti fa male la pancia che sei così di malumore? — gridò il giovine istranzu ubbriaco.

— Non so suonare, — egli rispose allora, infastidito.