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suoi amici lo circondavano e lo invitavano a festeggiare il suo Santo conducendoli a bere.

L’uomo dai piedi fasciati si arrampicava sempre: era giunto quasi a metà del pinnòne1. Ma ad un tratto un grido risuonò tra la folla:

— Ha due pezzi di falce attaccati ai piedi: ed è perciò che non scivola.

Tutti si misero a gridare ed a ridere; i monelli si strinsero intorno all’albero, lo scossero, protestando e cercando di far cadere il campione fraudolento.

— Oh, tu, diavolo, abbasso! Non bisogna far così. Giù, giù!...

Ma l’altro continuava a salire; la sua persona magra ma non svelta si ripiegava e s’allungava sul fusto con mosse lente, ma sicure. In alto il bizzarro trofeo tremolava tutto, il cerchio s’aggirava intorno alla cima dell’albero e il sole traeva ancora una scintilla dalla molla di metallo della borsa.

Fra le risate e gli urli della folla l'Antine faceva i suoi bravi contratti coi carriolanti e i contadini, la maggior parte ubbriachi.

S’avvicinò anche a Giuseppe.

— E tu, di’, vuoi andare alla lavorazione d'Africa?

— È molto lontana dalla costa?

— Non tanto. Vuoi condurre anche tua moglie? C’è l’alloggio.

  1. L’albero di cuccagna.