Pagina:Deledda - La via del male, 1906.djvu/303

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la via del male 301

e spariva con quelle vesti nere che le avevano stretto il corpo e l’anima tragicamente. Le pareva, strappandosi da quell’involucro funereo, di metter le ali come la farfalla uscente dal bozzolo; ma quando sul corittu d’orbace ripose il giubboncello di panno, e ripiegò la pala e chiuse la cassa lievemente, quasi paurosa di svegliare qualcuno che dormisse nella penombra della camera, lagrime di vero dolore le solcarono il viso.

S’inginocchiò, mise i gomiti sul coperchio della cassa e pregò.

Una visione tragica le apparve ancora una volta nella memoria, con evidenza spaventosa: un uomo abbandonato sull’erba, nella pace rorida del mattino primaverile, con una mano insanguinata che pareva domandasse pietà... E un grido d’allodola, puro e tranquillo come un raggio di luna, scendeva dalle roccie, tremolava sulle siepi fiorite...

Un brivido scosse Maria; sì, un’allodola cantava davvero, al di là della casetta tranquilla, nel cielo che cominciava a schiarirsi: un passo d’uomo risuonò nel cortile...

Ella balzò in piedi e cominciò a indossare il costume da sposa: un costume modesto, dalle tinte smorzate, senza ricami nè fronzoli.

Per un po’ la comitiva, composta dai due sposi, da una parente di Pietro, dai testimoni e da zio Nicola, procedè in silenzio, per le viuzze solitarie