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la via del male 325


— Maria! Che hai? Che c’è? Perchè sei a letto?

La baciò, la guardò. I suoi occhi inquieti parevano gli occhi di un bimbo spaventato.

Ella lo guardò, lo respinse.

— Mi sento male. Dolori... dolori di testa fortissimi: ora sto meglio... Lasciami.

Egli si guardò intorno inquieto, poi fissò di nuovo, su lei, gli occhi chiari, pieni di un misterioso spavento.

— Dolori di testa? Che sarà? E non hai chiamato nessuno? Non hai fatto niente? Neppure un po’ di aceto ti sei messa? Sei come una bambina! Ora vado... prendo un po’ d’aceto...

Uscì: ella non disse nulla, non si mosse.

— Egli ha paura, — pensò. — Come mi ha guardato! Ha paura di me!

Egli ritornò, con l’aceto. Cercò un fazzoletto, lo inzuppò, e lo mise sulla fronte di Maria. Ella lo lasciò fare. Curvo, ansioso, egli non cessava di guardarla, e parlava, parlava; ma parlava troppo, ma si affannava troppo per un così piccolo male.

— Ti senti meglio, ora? Un poco, sì, vero? Ma cosa è stato? Ma cosa sarà? È da molto? Il fuoco è spento... Chi è venuto, stamattina? Ti senti meglio?

— Sì, meglio. Va, lasciami. Va e cercati da mangiare. Va, lasciami, ora.

Ma egli insisteva: voleva sapere chi era venuto, quella mattina, e se il male era cominciato da molto tempo, e che cosa poteva averlo causato.