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la donna si sentiva anche lei mordere il cuore dalla voce tetra delle onde che le diceva:

— Il ragazzo è quello che ti ha salutato.


I nuotatori cercarono a lungo, invano scavando le acque implacabili. Anche le imbarcazioni erano tutte in mare.

E fu una danza macabra, coi mosconi bianchi e rossi che si sollevavano e si piegavano aprendo le braccia scintillanti dei remi, le onde che li scavalcavano con l’agilità di tigri ammaestrate, i nuotatori intorno come fantasmi liquidi.

La musica del mare continuava impassibile. Che ne sapeva, il mare, del ragazzo scomparso? Non era il mostro intraveduto dalla folla, il demone che divora gli uomini per la sola fame del loro dolore; era pur esso, il mare, un essere stravolto da una forza superiore, e che a sua volta travolgeva senza saperlo.

Ma gli occhi della folla lo guardavano egualmente con un terrore che vinceva lo stesso terrore della morte: e le donne piangevano anche per il pericolo che correvano i nuotatori.

Uno dopo l’altro essi tornarono, come tinti dal colore livido delle onde: rimasero le imbarcazioni, e furono gettate le reti delle sciabiche.

Tre volte le reti furono tirate, e i pescatori non vi colsero i pesci: solo, fra i granchi che