Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 167 — |
licciati, in cima, di castagneti; coi casolari di selci; il fiume scarso che scende bonario di scalino in scalino, indugiandosi a fare qualche ghirigoro intorno ad allegre famigliuole di pesciolini, tutto, insomma, ha un colore di presepe, accentuato dalle figure che lo animano. Scendono file di muli neri, carichi di sacchi di carbone, aizzati da neri carbonai che hanno gli occhi di diavoli buoni: salgono asinelli bigi, con sacchi di farina, e un vecchio dalla barba bianca li guida: s’incontrano donne con fascine di legna, con secchi di latte; una, per non perdere il tempo, fila, e il maialino che le viene appresso come un cane, ogni tanto le tira con affetto il lembo del grembiale: e finalmente ecco un uomo, del quale si vede solo, sotto il cappello nero, il viso arancione, poiché tutto il resto della persona è coperto da una candida tovaglia, allacciata sulla nuca e sulle spalle di lui da un nastro rosa. Dal modo cauto col quale cammina, pare che, sotto la tovaglia, e appoggiandolo al petto, egli regga un cestino con dentro qualche cosa di fragile e prezioso. E infatti, alle donne che lo interrogano, risponde pronto:
— L’è la mia bimba, nata ieri, che conduco a battesimo.
Domanda il cacciatore:
— Ma nella vostra parrocchia non c’è l’acqua del battesimo?
— No, signor mio, non c’è: non in tutte le