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quasi paterno: anzi ne vedeva la figura in una lontananza luminosa, come quella mattina di maggio dai finestroni del parco, mentre la nonna le ridestava nel cuore la speranza della vita.
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La nonna era di nuovo nel suo mondo; nella cucina la cui porta a vetri pareva una invetriata di chiesa: i colori più svariati vi si sovrapponevano per lo sbattersi del verde dell’orticello col giallo, il rosso, il grigio del muro e del cielo.
Il vento folle di marzo pienava di vita e di movimento anche quell’angolo quieto di mondo, e la nonna ne sentiva il subbuglio fin dentro le sue vecchie ossa.
Come al solito parlava a sé stessa, per farsi compagnia, mentre preparava la pasta per le frittelle di carnevale.
— È giusto, Maria Adelaide, che tu conservi la tradizione. Che altro c’è, al mondo, se non conservarsi bambini, come Dio ci ha creati? E ritornare a lui come a lui piace? Già fin dai tempi del mio caro Gioacchino, egli mi pigliava in giro, per queste frittelle: poi se le mangiava tutte lui. E come piacevano alle mie bambine! Ad Alys specialmente: povera Alys.
— Ma perché povera, poi? È felice, adesso, a modo suo. Vive quasi sempre in città, fà