Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu/117

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— Quello là però non ha l’aria di divertirsi; forse perchè mancano le donne per ballare. Che male ha? — domandò poi sottovoce. — Dice che è venuto quassù per curarsi un poco, prima di ripartire.

— Il male dei ricchi quando tutto va loro bene; il male dei nervi. Ma passerà. Tu dirai a compare Bakis di stare tranquillo, che domani al più tardi Andrea sarà di nuovo a casa.

Andrea guardava il tramonto dalla muriccia del cortile.

Il sole rosso calava lento e grave sopra il Monte Gonare; e pareva soffermarsi fra due cime a guardare ancora un poco la terra tutta triste e dolce come l’amante che riceve l’addio dell’amato.

Anche Andrea pensava: addio, — e gli pareva di avere gli occhi velati di sangue, pur essi al tramonto.

Dal suo posto vide il frate impastare la focaccia, fare col dito scuro un buco nel mucchio della farina e dopo aver spezzato una contro l’altra due uova, versarne lentamente l’albume argenteo e poi il rosso d’oro, gramolando la pasta fino a ridurla a una specie di crema.

L’odore dell’olio fritto gli destò mille ricordi nostalgici; si rivide ragazzetto seduto sulla porta dello stazzo Zoncheddu, al cader della sera, aspettando come un piccolo mendicante un pezzo di pane da sua madre serva. Mikali rideva coi bambini dello stazzo, e lui, lui solo sembrava l’orfano, l’escluso. Anche adesso cadeva la sera: il convento prendeva l’aspetto di