Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu/141

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piedi punto dalla gelosia per il servo e andò a unirsi alla fila. Con meraviglia vide che il padre neppure si accorgeva di lui, fermo, rigido come una statua di pietra la cui testa sopravanzava quella degli altri. I suoi occhi non si distoglievano un attimo dal viso bianco del morto. Anche quel viso era calmo, pietrificato: la bocca chiusa, gli occhi chiusi: ma la posizione del corpo dava l’idea che Andrea stando a sedere sulla pietra accanto fosse a un tratto caduto a terra col fucile sotto, le ginocchia piegate, le mani contratte come avesse cercato di aggrapparsi a qualche cosa, pure stringendo le labbra per non gridare il suo spasimo mortale.

Il sangue coagulato segnava una grande macchia violacea intorno al cadavere e scendeva per un tratto come un rigagnolo.

Finite le constatazioni, il morto fu sollevato e deposto sopra un carro: il padre gli aggiustò i piedi mettendoli assieme, gli incrociò le mani sul petto, distese bene il drappo che lo copriva, fermandolo da una parte e dall’altra con rami di lentischio. Infine si guardò le dita macchiate di sangue e diede un ansito feroce come quello di un leone ferito. E Mikali ebbe di nuovo paura come nel sogno: subito però vide il vecchio ricomporsi, montare sul cavallo presentato da Pancraziu e muoversi col corteo che seguiva lentamente il carro funebre. Alquanto umiliato per l’indifferenza del padre, sebbene in fondo contento di sè per la sua prova di bravura, pensò che adesso bisognava sorvegliare la madre: