Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu/158

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mare Vittoria in cucina; contro il solito non dimostrava fretta, anzi, seduto sulla panca al posto di zio Bakis, si puliva le unghie con un coltellino di tartaruga.

— Ebbene, che cosa pensiamo?

— Che cosa? — domandò Vittoria con la sua aria sbalordita.

— Bisognerebbe operare il malato: estrargli i calcoli dal fegato.

— E così guarisce?

— Subito, brava! Senza l’operazione muore di certo fra poche ore: operandolo ci sono novantanove probabilità che muoia lo stesso e una che si salvi. Perchè non tentare?

Vittoria chiamò zia Sirena.

— Che ne dite voi?

La vecchia le fu grata dell’attenzione; ma corrugò la fronte guardando minacciosa il dottore.

— E alla sua età vuole squartarlo come un agnello? Maledetto il demonio, no, no, Vittoria non permetterà tanto scempio...

— Sante donne, c’è una probabilità che si salvi...

Vittoria si torceva le mani.

— E quando s’è salvato? Che sarà la sua vita? Dopo la disgrazia... che sarà?... Lo sento io, quando parla in delirio: il suo male è nel cuore... Beato lui che se ne va!

Il dottore la guardava, col coltellino di tartaruga in mano.

— Brava! Così parli? Bada che si tratta di un caso di coscienza.