Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu/183

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raccogliere la roba che il Signore manda, le idee tristi svaniscono.

Il frate quindi fu accolto con esclamazioni di gioia; e Pancraziu disse:

— Giunto a tempo, così Dio mi assista! Mi leggerete il Vangelo per farmi passare l’impressione di un sogno...

— Che hai sognato, figlio?

— Ho sognato che ero nell’aja e vedevo pieno un sacco ch’io avevo già vuotato. Ecco. Era Ignazia, questa qui, che vi si era cacciata dentro appunto per farsi palpare da me...

La serva gli diede un colpo di matterello.

— Va alla beatissima forca!

E anche zia Sirena lo sgridò, mentre riempiva la sacca del frate.

— Che nuove nel mondo?

— Sapete chi ho veduto? Bobore Puddu il cacciatore, ch’era stato messo dentro per la morte del povero Andrea; l’hanno rilasciato libero per inesistenza di reato.

Le donne però sapevano già la notizia, e non la commentarono anche perchè Vittoria, sentita la voce del frate, usciva nel cortile.

Ella non dimenticava, no. Cosa erano quaranta giorni? Quaranta goccie d’acqua, sul fuoco di rimorso e di passione che la bruciava.

— Bene arrivato; benediteci, — disse al frate, conducendolo nella grande stanza terrena dove vuotavano l’orzo. Ce n’erano dei grandi mucchi simili a piccole montagne d’oro, e le panche e le tavole erano ingombre di cestini colmi di fave, di ceci, di fagiuoli rosei e bian-