Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu/226

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— È da molto che è così trascurato, ed io faccio quel che posso, ma sono uno e sono vecchio. Dapprima Bakis Zanche non pensava che a fare di questo luogo un paradiso: fece dipingere persino la casa, come una chiesa; e veniva e si sdrajava qui sulla stuoia, in faccia al mare, e mi diceva: Baì, cantiamo. Poi non tornò più: si dimenticò del predio come di un oggetto smarrito. Se tu adesso, poichè mi dicono che sposerai Vittoria, penserai a ripiantare la vigna farai bene. La vigna sola è degna di essere coltivata da uomini; le susine e le pere, a che ti servono? Buone per donne. O che ti vuoi metter a vendere due frutta come i Milesi alla fiera?

— Un uomo come me non ha bisogno di vendere frutta nè vino. Del resto, io non sono il padrone, per adesso, e mi occupo solo dei fatti miei!

— Bevi, allora! Che guardi laggiù?

Mikali vedeva sulla linea solitaria del mare, giù verso Tavolara, una paranza con una vela sbattuta dal vento e l’altra giù come un’ala ferita, e pensava con rancore al viaggio che avrebbe dovuto renderlo ricco di ricchezze sue. Spesso gli sembrava che la gente gli rinfacciasse di sposare Vittoria per diventare ricco senza fatica; e questa spina lo feriva nella sua vanità di uomo forte e avvelenava la sua felicità.

— Sì, — proseguì il vecchio fattore, ricordando con tenerezza il padrone morto, — io lo conoscevo come conosco la mia mano. Era un uomo, quello! Ma il dolore a volte lo rodeva suo malgrado, come il vento marino rode anche la