Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu/42

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radici di lentischio che alimentavano il fuoco. Il servo anziano diceva:

— Zitti, cristiani. Il cane insiste nell’abbaiare perchè il frate ha con sè l’olio santo per dare l’estrema unzione al malato se si aggrava... Zitti, zitti...

Ma Pancraziu volgeva in beffe anche le cose sante.

— Se egli si addormenta glielo rubo, l’olio santo: mi serve per fare le malìe.

La presenza di Vittoria li fece tacere; e di nuovo un senso di attesa li vinse. Aspettavano, non sapevano che: l’arrivo d’Andrea, l’aggravarsi del malato, un grido, un segno che interrompesse il corso silenzioso del tempo nella solitudine.

*

Vittoria non poteva resistere a questa angoscia: sospirò forte, come desiderosa d’aria, si alzò e uscì nel cortile. La gobbina la seguì; il cane riprese a urlare.

— Andiamo fuori, zia. Mi pare che il cane gridi per noi o annunzi la morte di zio Bakis. Ed io non voglio che muoia adesso... no... no...

— Ebbene, comanda a Dio, tu, se sei brava! Ah, puoi comandare a tutti, ma a quello no.

— Tacete! Non è ora di dire stoltezze, questa — disse Vittoria tremando tutta: e la trasse giù per il sentiero fino allo stradone la cui linea correva chiara come un fiume silenzioso fra il nero delle macchie. La luna spuntava al confine della brughiera e pareva una