Pagina:Deledda - Le tentazioni.djvu/186

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Avvezzo a svegliarsi prestissimo, all’alba era già in piedi. Tornò alla finestra, fischiando e cantando. Le cattive impressioni della notte erano scomparse: l’infinita gioia della libertà gli rallegrava il cuore. Scese nella tanca, dopo aver assicurato i suoi libri nella valigia, e cominciò a passeggiare, a correre, a far esercizi ginnastici, cantando versi italiani classici, che stonavano assai in quel paesaggio sardo selvatico. Ai primi raggi del sole le stoppie parvero cambiarsi in grandi tappeti d’oro, trapuntati dai fiori violetti dei cardi secchi; il fiume rifulse, azzurro come il cielo, trasportando i petali rosei e violetti degli oleandri e dei mentastri che si sfogliavano sbattendo le lor foglie sulle acque tranquille.

I puledri correvano nitrendo, fremendo, con le groppe lucenti al sole: e negli occhi riflettevano il giallo splendore della tanca.

Antine sentiva entro di sè qualche cosa simile alla fiera gioia dei puledri. Anche i suoi occhi erano splendidi, splendidi ma indifferenti.

Zio Felix e Minnai mungevano le vacche, e