Pagina:Deledda - Le tentazioni.djvu/189

Da Wikisource.

le tentazioni 183


Di notte Antine s’indugiava nell’ovile, raccontando la meravigliosa vita cittadina e la vita del seminario, a Tanu e al cavallaro.

A sentirlo egli era in intima amicizia coi più cospicui cittadini. Con Monsignore poi non se ne parli.

— Monsignore mi ha detto questo, Monsignore mi ha detto quest’altro.

Il cavallaro ascoltava a bocca aperta: Tanu invece voleva far lo scettico, cambiava destramente e con fine malizia il significato delle più innocenti frasi di Antine, facendolo spesso adirare; ma in fondo era meravigliato e curioso. L’interessava specialmente la storia delle rappresentazioni: non poteva capacitarsi come una persona poteva fingere d’essere un’altra. E non s’accorgeva — il malignaccio, — che egli sarebbe stato un tipo adattissimo per ciò.

Ma dopo dieci o dodici giorni Antine cominciò ad annojarsi, a stizzirsi, a riprovare quella penosa sensazione di vuoto e di tristezza che l’aveva oppresso la sera dell’arrivo. Dormiva a lungo, indugiandosi la mattina a letto, e il sonno pesante di quelle calde notti lo snervava. Non aveva ancora aperto un libro: inu-