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le tentazioni 185


Zio Pera lo lasciava tranquillo un bel po’ poi tornava all’assalto.

— Dammi almeno la sottana, vitellino mio. Non te la guasteremo. E un libro. La sottana ha i bottoni rossi come bacche di prugnolo, ma credo che ciò non importi. Quanto vuoi?

— Voglio un corno. Se continuate a seccarmi scrivo al padrone. E gli scrivo che, oltre il resto, delle mandorle voi gli lasciate solo il guscio.

— Tu menti, pretarello. Tu imprechi, tu menti, tu infine hai ogni vizio. Lo sa ben egli, tuo padre, perchè ti vuol far prete.

— Oh, andate tutti in malora! — gridò Antine, fuggendo con le mani fra i capelli.

Anche suo padre non andava scevro di superstizioni, e ciò dava maledettamente ai nervi del seminarista.

Poco dopo il suo arrivo, accadde per esempio questo fatto.

C’erano alcune vacche infette da verminazione. Invece di curarle normalmente, zio Felix aspettava che la luna fosse fuori, cioè fosse visibile, per praticare i berbos, parole magiche per il cui potere i vermi dovevano cadere dalle piaghe delle bestie.


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