Pagina:Deledda - Le tentazioni.djvu/232

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226 g. deledda


Si calmò, e poichè non poteva sottomettere l’anima del figliuolo, rinunziò anche agli altri suoi diritti. Anzi si pentì del suo eccesso di disperazione: gli parve aver fatto atto di ribellione contro gl’imperscrutabili voleri del Signore, — ma nell’anima gli rimase un dolore senza misura, e l’odio feroce verso Elia.

— Io l’ammazzerei, io gli farei uscir le viscere per il cranio, — diceva il fratello, — io gli trapasserei le reni con la mia leppa a quel cavaliere asino, a quella bestia senza corna!

Zio Felix taceva; ma nel profondo del suo cuore una voce gli gridava come l’eco:

— Io l’ammazzerei, io gli farei uscire le viscere per il cranio....

Cominciò una vita terribile. Sentiva che se Elia tornava nella tanca, egli l’avrebbe assassinato, ma il timor di Dio, che ancora gli regnava nell’anima straziata, lo faceva piangere sul suo odio e sopra i suoi istinti di vendetta. Ma la vendetta era l’unica cosa che ancor lo teneva vivo: tutto il resto era perduto. La vista di Minnai, con quei grandi occhi inconsci e ridenti, aumentava il suo affanno. Gli metteva le mani sul capo e diceva: