Pagina:Deledda - Marianna Sirca, 1915.djvu/264

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il suo cavallo, vi montò su e ripassò davanti alla cucina; e di nuovo la sua ombra oscurò la chiarità della luna. Poi il passo del suo cavallo risonò a lungo, nella serenità della notte.

Marianna s’era rimessa a sedere; suo malgrado, lagrime di angoscia e di paura le cadevano dagli occhi. Costantino rattizzò il fuoco e nel protendersi il rosario — un piccolo rosario rosso che pareva fatto di bacche d’agrifoglio — gli cadde dalla cintura battendo sulla pietra del focolare.

Il piccolo rumore parve svegliarli tutti; zio Berte giunse le mani fra le ginocchia, e mentre Costantino raccoglieva il rosario, mormorò:

— È questo, che noi ci dimentichiamo di Dio e che dobbiamo morire. Marianna, figlia mia, ascoltami: mi pare d’essere davanti alla morte e di parlarti libero delle cose terrene: ascolta, Marianna, non rovinare due cristiani. Perchè, vedi, Simone può ancora salvarsi, e Sebastiano anche, se tu lo vuoi. Tu invece vuoi la loro rovina. Marianna, dobbiamo morire; la vita è breve come il sentiero fra questa casa