Pagina:Deledda - Marianna Sirca, 1915.djvu/297

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trisa, dalle piante dei piedi alle radici dei capelli.

E la sua porta fu riaperta a Simone.

Gli uomini lo deposero sul lettuccio di lei e cominciarono a spogliarlo. Sembrava dormisse, coi capelli ancora molli di pioggia, abbandonato stanco sul guanciale. E lasciava fare. Si lasciò togliere il fucile, che non lo abbandonava mai, la cartucciera, la cintura, il cappotto e il giubbone. Mano mano che gli uomini glieli porgevano, Marianna prendeva gli oggetti e le vesti deponendo tutto sulla panca; e senza volerlo, nonostante il terrore del momento, pensava che Simone si sarebbe un giorno dovuto spogliare così per appartenerle. Ecco, le loro nozze s’erano compiute: nozze di morte; eppure in fondo, nella profondità, sotto la profondità del cuore, ella sentiva che le loro vere nozze erano queste: si appartenevano nella morte, nell’eternità.

Apparve il petto di lui, bianco come quello di una donna, il fianco agile coi nèi simili a lenticchie. La ferita era lì, fra due costole; un piccolo buco rosso. Il sangue