Pagina:Deledda - Nel deserto, Milano, 1911.djvu/112

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americani quel soggiorno non era il più indicato, e aggiunse, non senza rancore: — ma qui il paese è troppo meschino, tante che tuo marito non ha neppure creduto bene di farci l’onore di venire con te....

— Egli ha tanto da fare, zia; verrà un’altra volta.

— Io morrò senza conoscerlo. Bene, non importa; l’essenziale è che viva lui, non che viva io. Ma, dimmi, quando sarà vecchio potrà scrivere lo stesso? Al nostro parroco trema la mano.

— Quando sarà vecchio? — disse Lia, che cominciava ad irritarsi. — Dio ci penserà. Eppoi, non c’è il figlio?

— Quell’uccellino lì? Quello vi pianta, appena mette le ali, se pure non farà di peggio.

— Salvador? — chiamò Lia.

— Aspetta: faccio la porta.

— Vieni subito.

— Aspetta, ho detto.

— Vedi, non ti ubbidisce neppure. Egli dirà sempre «aspetta» e non verrà mai.

— Raccontatemi adesso voi le notizie del paese, — disse Lia, tanto per cambiar discorso; e la zia Gaina raccontò: il maestro, dopo il matrimonio di colei che egli amava, era diventato misantropo e beone; leggeva sempre i salmi, come i sacerdoti, ed anzi si diceva che egli volesse farsi prete; Simone Salis aveva vinto la