Pagina:Deledda - Nel deserto, Milano, 1911.djvu/143

Da Wikisource.

— 137 —


Ma intanto egli preme il braccio e il pecorino, così stretto, bela per forza.

— Ed io l’ho detto che disubbidivi! In castigo, adesso....

Per metterlo in castigo, cioè nell’angolo dietro la porta d’ingresso, uscì nel corridoio; così vide l’uscio della camera aperto, e la mamma, vestita di nero come sempre, ma insolitamente rossa in viso, che apriva i cassetti del canterano e consegnava una chiave a quel signore dicendogli!

— Qualunque cosa le occorra....

— Grazie, — disse quel signore, con la sua voce calda e sonora.

Nino s’avvicinò alla porta e quindi all’attaccapanni, dal quale pendeva il bastone color nocciola col pomo verdognolo che pareva un fico: impossibile non esaminarlo da vicino e non tentare di toccarlo; ma egli aveva appena teso la manina, quando la mamma e quel signore uscirono nel corridoio.

— E questa è la chiave del portone.

— Va bene, grazie; allora, se crede, lei può metter la roba a posto.

— Non dubiti: subito.

Fortunatamente quel signore uscì, senza veder Nino che aveva fatto a tempo a ritirarsi nell’angolo. Ma la mamma lo vide, sì, e lo prese per il braccio, dicendogli le cose che più lo umiliavano: