Pagina:Deledda - Nel deserto, Milano, 1911.djvu/159

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camerette ed una piccola cucina, si figuri! Ma il luogo è quieto, pittoresco e si spende poco.

— Verrò a trovarla, una domenica, se non le dispiace.

— Oh, venga pure! — ella esclamò con gioia, — Mi farà piacere. Mi avverta, prima, se crede.

— Vediamo l’orario, — egli disse, cercandolo nella terza pagina del giornale che teneva in mano. — Ah, va bene: dal primo luglio c’è il diretto che si ferma. E così, quando partirebbe lei, signora Lia?

— Il giorno ventinove, alle dieci del mattino.

Dalle sette, il giorno della partenza, Salvador e Nino tenevano già pronte in mano le due piccole valigie ove la mamma aveva raccolto le loro vestine, le maglie, un quaderno per Salvador e persino qualche giocattolo.

Alle nove ella entrò per salutare il Guidi; egli stava per recarsi all’ufficio, e accompagnò la famigliuola fino al cortile del Ministero delle finanze. In quell’ora del mattino, il vasto cortile sembrava una piazza di città di provincia: solo qualche impiegato in ritardo l’attraversava, e il rettangolo di cielo chiaro che lo copriva era dolce e mite come un cielo di campagna; la fontana pareva spruzzasse per scherzo le sue scintille d’acqua sui piccoli palmizi e sugli oleandri dell’aiuola centrale, e nella cornice dell’arco d’ingresso, verso via Volturno, s’intravedeva uno sfon-