Pagina:Deledda - Nel deserto, Milano, 1911.djvu/189

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to e triste, tutto è grigio e l’orizzonto sembra chiuso da un velo di lutto che nulla varrà a dissipare: ma non per questo la terra cessa di palpitare, e così il cuore umano sotto la nebbia del dolore.

Un giorno il portiere le diede due lettere: una era del pittore che le faceva una proposta per lei strana, pregandola di posare per un quadro la cui ispirazione gli era venuta appunto da lei china sul braciere ardente. Ella non avrebbe perduto invano il suo tempo; anzi l’artista la pregava di fissar lei il compenso. Lia rispose di no.

L’altra lettera era del Guidi; egli le descriveva il paese, il paesaggio, si lamentava perchè non si vedevan donne a passeggio e l’unico punto di ritrovo della piccola città era un caffè frequentato solo da uomini. Lia non rispose.

Egli scrisse di nuovo, triste e sconfortato: e la vedova non si meravigliava di queste lettere che le pareva venissero dalla sua isola. Nessuno meglio di lei poteva capire la malinconia quasi morbosa a cui si lasciava andare il giovane funzionario sbalzato a un tratto dalla capitale a un luogo d’esilio.

Ma perchè egli si rivolgeva a lei per dar sfogo alla sua nostalgia? Non conosceva altri? Perchè le scriveva frasi che a lei sembravan puerili, dicendole che «il suo pensiero volava spesso a lei» che «sovente desiderava la sua compagnia» e infine pregandola di scrivergli?