Pagina:Deledda - Nel deserto, Milano, 1911.djvu/192

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che vogliono i giocattoli por romperli.... Dunque, viene, signora Lia?

— Mi dica.... è vero.... che il Guidi è separato dalla moglie?...

— Come, non lo sa?

Ella si volse così vivamente, coi grandi occhi spalancati, che il pittore sorrise.

— Ah, già, lui non ne parla mai: ha anche questa fissazione: la vergogna del suo passato....

— Vergogna, perchè? — domandò Lia; e la sua voce tradiva già un’ansia, un dolore segreto. Capì il giovine artista e volle profittare della curiosità non del tutto innocente di lei? La lasciò e le disse:

— Bene, venga da me e le racconterò quanto so. Altrimenti nulla. Viene?

Lia non promise: ma i giorni passarono, le arrivò un’altra lettera dell’assente, e la sua curiosità si fece acuta, quasi tormentosa come un’idea fissa.

Una mattina di febbraio, dopo aver accompagnato i bambini a scuola, andò allo studio del pittore.

Il tempo era mite, primaverile. Sopra i giardini di via Boncompagni, nuvole bianche e rosee ondulavano come bandiere di velo, e su dalla Villa delle Rose, giù in fondo, saliva sul cielo azzurro, come un’immensa coda di pavone fatta di altre nuvolette d’argento, d’oro e di rosa. Lia guardò in alto e provò un senso di gioia: ah,