Pagina:Deledda - Nel deserto, Milano, 1911.djvu/219

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sembrano appannati, i baffi più folti e più scuri. E la fossetta del mento è più profonda, come attratta dal labbro inferiore che si sporge con un po’ di disgusto. Un po’ di disgusto sta così bene al viso dell’uomo innamorato: disgusto per tutto ciò che non sia la donna amata....

Quest’aria, che d’altronde Lia ricorda perchè l’ha notata sovente sul viso dell’estraneo, adesso la commuove, l’attira più che lo sguardo carezzevole di lui, — lo stesso sguardo pieno d’invito e di promesse che egli le ha rivolto un giorno, in riva al mare.

Egli entra, lieve, silenzioso, e le porge le mani. Lia esita: una mano sola, va bene; ma tutte e due.... è pericoloso. Perchè pericoloso? si domanda subito con fierezza. Non si possono dare le mani ad un amico? Ella considera tale l’uomo che dapprima le è parso un estraneo e poi un nemico. Se adesso non lo stimasse come un amico non lo riceverebbe più in casa, non lo aspetterebbe a quell’ora tarda della notte. Ecco dunque le mani, signor Guidi: come va? Ha fatto buon viaggio? È stanco? Perchè questo ritardo? Vuol prendere qualche cosa?

Ma mentre Lia pronunzia sottovoce e quasi tremando queste parole comuni, egli le stringe le mani, e piano piano le mani si scaldano, bruciano, come se il contatto delle pelle sviluppi un calore ardente, sempre più ardente; e Lia parla, parla, come una donnicciuola qualunque, ma ha