Pagina:Deledda - Nel deserto, Milano, 1911.djvu/222

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letto, uscì nella scala e gli fece lume dall’alto. Egli saliva rapido e svelto come un fanciullo: e Lia, suo malgrado, si turbò di nuovo. Che cosa le avrebbe detto, appena vicino a lei? Ma nel salire gli ultimi scalini egli sollevò il viso e la salutò con un cenno del capo, senza sorridere, senza guardarla in modo diverso dal solito.

— Povera signora Lia, l’ho fatta aspettare? Come sta?

— Bene; e lei?

— Così, un po’ stanco.

Seguiva, cauto e grave, il vetturino con le valigie.

— Qui, qui, — disse Lia, precedendo col lume.

Andato via l’uomo, Piero Guidi si tolse il soprabito, l’attaccò al solito posto, si volse di nuovo a Lia:

— Nulla di nuovo? I bambini?

— Stanno bene, grazie.

— Lei mi sembra un po’ pallida, sciupata....

— Oh, nulla; è un po’ di stanchezza. E lei? Le occorre nulla?

— Nulla, grazie. Vada a dormire, signora Lia. Chiacchiereremo domani. Buona notte.

Ed ella se ne andò a dormire, ricordando che anche lo zio Asquer le aveva detto: va a riposarti, parleremo più tardi: — ed erano rimasti sempre estranei.

All’alba era sveglia. S’alzò e preparò il caffè, e