Pagina:Deledda - Nel deserto, Milano, 1911.djvu/230

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ogni giorno di più la stringeva, e andava, andava, così, a caso, verso la signora Bianchi perchè non sapeva da chi altri, come un viandante smarrito va, nel crepuscolo, verso una luce lontana.

— Se troverò lavoro, posso mandarlo via, — pensava.

Mandarlo via, non vederlo più, non incontrare più i suoi occhi dolci che attiravano come uno sfondo glauco di cielo sopra un luogo nero!... E mandato via lui non accoglier più nessuno in casa; era questa la sua idea fissa. Sentiva lui prepotente bisogno di solitudine, d’isolamento, una sorda ostilità contro tutti, uomini e donne. Via, via, se la pia signora l’aiutava, ella nou avrebbe più aperto il suo uscio a nessuno....

Risalì tremando, sottile e nera come un’ombra, lo scalone candido che altre volte ella aveva salito sorridendo bianca e scintillante. Il cameriere la guardò con diffidenza.

— La signora non riceve.

— Mi aspetta, — disse Lia, già offesa. — Sono la signora Villanueva.

Allora il servo la condusse, silenzioso, attraverso le sale deserte, un po’ buie, profumate di fiori come angoli di giardini al crepuscolo, ed ella provò un senso di stupore quando si trovò davanti alla sua figura nera, in un salottino grigio e argento le cui specchiere riflettevano il cielo d’oro del tramonto d’inverno.

Dove aveva veduto quella figura, con quegli