Pagina:Deledda - Nel deserto, Milano, 1911.djvu/235

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spettacolo di quell’uomo forte che piangeva come una donnicciola senza curarsi di nascondere il suo affanno, le dava un profondo stupore e un impeto di pietà materna. Avrebbe voluto sollevarlo come sollevava Nino caduto o piangente, ma quel dolore che si esponeva così noncurante perchè inconsolabile, le destava anche un senso di rispetto.

Piero sollevò il viso, la guardò con occhi smarriti, la vide davanti alla finestra, sullo sfondo glauco del crepuscolo, pallida e bella come l’aveva veduta in riva al mare, e riaffondò il volto sul cuscino, scuotendo la testa e singhiozzando come un bambino disperato.

— Dio, Dio, ma che ha? — ella disse spaventata.

Egli pianse più forte, poi all’improvviso si calmò, balzò a sedere, mise i gomiti sulle ginocchia e il viso fra le mani, e disse quasi irritato:

— Le ho dato spettacolo! Lei non credeva, vero, che un uomo potesse far così! È rabbia, sa....

Lia non rispose. Egli sollevò il viso.

— I bimbi non ci sono?

— Non sono rientrati; sono dalla signora Bianchi.

Egli rimise il volto fra le mani, e cominciò a battere nervosamente la punta del piede sul tappeto. Due o tre volte sollevò gli occhi e mosse le labbra per parlare, ma pareva che qualche cosa superiore alla sua volontà glielo impedisse.