Pagina:Deledda - Nel deserto, Milano, 1911.djvu/234

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dalla tramontana, pareva di cristallo verdognolo; qualche finestra brillava già, e le carrozze chiuse, con dentro le belle signore che tornavano dai ricevimenti e dalle conferenze, svoltavano su per via Quintino Sella luccicando come grandi scatole di lacca. Il vento freddo passava davanti alla finestra di Lia scuotendo i vetri come per provarne la resistenza: e aveva come un sibilo di rabbia poichè non poteva penetrare e portarsi via qualche cosa. Lia sollevava di tanto in tanto gli occhi, spiando l’arrivo della carrozza della signora Bianchi con dentro i bambini; ma il cielo diventava sempre più lucido, le strade si coprivano d’ombre e di splendori tremolanti ed essi non tornavano. Che freddo e che tristezza! E Piero Guidi, di là nelle sue camere, che non si sentiva. Che faceva? Era andato a letto?

— È sofferente ed è solo, — pensò Lia con pietà. Si alzò e andò a picchiare timidamente, domandandogli se aveva bisogno di qualche cosa.

— Venga, — egli rispose dal salotto.

Lia entrò, ma si fermò subito stupita, sembrandole che egli, gettato sul piccolo divano e col viso nascosto sul cuscino, piangesse.

— Che ha, signor Piero? Si sente male?

— Molto male....

— Perchè non va a letto? Che ha?

S’avanzò, ma non osò avvicinarsi a lui. Lo