Pagina:Deledda - Nel deserto, Milano, 1911.djvu/237

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— Mi dispiace sì.... che accanto a me ci sia qualcuno che soffre....

— Questo soltanto?

— Che altro dunque?

— Che io sia legato a un’altra donna.... indegna e malvagia?...

Lia cominciò a tremare.

— Non parli così!... Perchè parla così?... Un giorno.... faranno la pace.... forse presto, poichè essa è qui.... e lei, signor Piero, potrà pentirsi.... delle sue parole....

Ella non sapeva quel che diceva; ma sentì il suono delle sue parole, s’accorse che balbettava e tornò a irrigidirsi.

— Io non mi pento delle mie parole, nè delle mie azioni, Lia! Mi ascolti; si avvicini: non abbia timore.... Mi lasci sfogare.

«Non abbia timore!» Egli dunque s’accorgeva ch’ella era turbata. Tornò padrona di sè e gli si avvicinò, pallida e fiera.

— Si metta a sedere lì.

Lia sedette accanto al divano: egli si sollevò, senza guardarla, con gli occhi rossi, i capelli scomposti, il viso deformato dal pianto: pareva uscisse da una lotta con un nemico che lo avesse brutalmente percosso e vinto.

La sera fredda e lucida cadeva davanti a loro: i cristalli tremavano, e Lia sentiva di nuovo un senso di freddo e di abbandono. No, quell’uomo non era il bel giovane di cui ella aveva paura e