Pagina:Deledda - Nel deserto, Milano, 1911.djvu/238

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desiderio: era un estraneo, che la chiamava a nome perchè soffriva e «voleva sfogarsi». Se fosse stato felice non avrebbe certo badato a lei, sola e sconsolata nella sera gelida.

— Senta, Lia, — egli disse senza volgersi, — s’io l’avessi conosciuta prima forse non sarei venuto a stare a casa sua. E anche lei, forse, conoscendomi bene, non mi avrebbe accettato, non sarebbe stata con me buona come è stata. Non perchè io non sia un galantuomo, anzi appunto per questo. Ma adesso è tardi, ed è impossibile tornare indietro, ed è forse meglio.... Non sempre è male ciò che sembra male....

Lia taceva: le pareva di non capire, o fingeva a sè stessa di non capire.

— Del resto, — egli proseguì, — noi non ci conosciamo ancora. Non siamo amici, come pareva che dovessimo diventarlo. Perchè succede sempre così? Perchè non si arriva mai a conoscersi? Mai! Sarà accaduto anche a lei: come un velo cade in mezzo a due persone che si vogliono bene, e tutto appare torbido in loro....

Lia ricordò lo zio Asquer e lo stesso Justo ch’ella non aveva saputo conoscere e amare abbastanza.

— Dicono che non riusciamo neppure a conoscer noi stessi: ma questo non è vero. Non sappiamo ciò che saremo domani; ma quello che siamo oggi, quello che siamo stati, sì, questo lo sappiamo! Io non prevedevo di farle questa